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La storia della ricercatrice Napoletana

La potenza rivoluzionaria del web che si sposa con una concezione alta della scienza e della ricerca: competenze, talenti e intelligenze a servizio delle persone e del bene comune.

 

È questo il messaggio che lancia una vicenda tanto genuina quanto significativa e che svela l’altra faccia di una terra che non è solo roghi, parassitaria rassegnazione, camorra e clientelismo. È anche una terra di eccellenze, di cervelli in dolorosa fuga per sopravvivere ma che mantengono un legame profondo, viscerale con le loro origini.

 

Anzi: è proprio la lontananza che, probabilmente, li induce ad attribuire un valore diverso a un patrimonio quasi scontato per chi è quotidianamente circondato da tanta ricchezza.

La storia che raccontiamo è quella di un’ideale migrazione circolare. La storia di Paola Dama, napoletana di nascita con un curriculum di tutto rispetto: dottorato di ricerca in oncologia molecolare e farmacologia e, oggi, ricercatrice presso il “Comprehensive Cancer Research Centre” della “The Ohio State University”. Da oltre oceano ha continuato a guardare all’Italia e alla sua terra, martoriata da una politica malata, connivente e impotente di fronte a un tessuto criminale che ha fatto della terra un business fiorente. Indignazione, ma anche voglia e desiderio di riscatto per la sua Campania, l’hanno fatta tornare in maniera ideale.

In occasione della mobilitazione generale per la Terra dei Fuochi, il 26 ottobre 2013, ha lanciato il primo appello per dare vita a un’iniziativa che ha avuto un forte riscontro, a riprova di una grande sensibilità e responsabilità della comunità scientifica, a livello internazionale. Stiamo parlando della task force “Pandora” che mette insieme diverse figure professionali, con l’obiettivo di fare informazione, in maniera onesta e corretta, circa la reale situazione nella Campania dell’emergenza infinita. «Ci sono ricercatori, periti e tecnici che possono fornire i dati già rilevati e ai quali si sommeranno quelli raccolti con interventi sul campo da parte di altri ricercatori che hanno dato la loro disponibilità in questo senso. E’ nata una grande collaborazione che cementifica un gruppo estremamente attivo: una ricercatrice del nord Italia ha addirittura messo a disposizione il proprio laboratorio per fare delle analisi gratuitamente ed elaborare dati preliminari. E, al momento opportuno, renderemo noti i risultati nei dettagli» spiega l’ideatrice dell’iniziativa.

«L’invito» ci racconta «è partito durante la mobilitazione del 26 ottobre: in quella occasione ho lanciato il primo appello. Poi ho creato una pagina facebook, “La voce degli esperti”, attraverso la quale ho iniziato a far veicolare delle notizie e, nel frattempo, ho iniziato a pensare come strutturare la cosa

Seppur lontana dall’Italia e dal suo mondo accademico, il tentativo di Paola va a buon fine. Viene contattata da un altro ricercatore, Vincenzo Romanello, ingegnere nucleare pugliese che lavora in Germania, al “Karlsruhe Institute of Technology”. «Vincenzo mi ha contattata spontaneamente. Abbiamo lavorato ogni giorno per un mese e mezzo, via skype, sull’organizzazione e la stesura di linee guida e regolamento. Abbiamo avuto modo di conoscerci personalmente in occasione dell’evento di presentazione dell’iniziativa “Pandora” a Città della Scienza.»

Sì, perché questa storia che ha dell’incredibile e che dimostra la potenza della sintonia intellettuale, si intreccia con un altro drammatico simbolo della Campania nel mondo: Città della Scienza. Il lancio della task force nella Sala Newton, nella parte della struttura che non è stata toccata dall’incendio, è quasi una circostanza suggestiva. Una metafora calzante potrebbe essere quella dell’araba fenice che risorge dalle ceneri.

 

Le ceneri di una Campania sofferente e che sudici meccanismi sembrano voler condannare a un fatale immobilismo, alimentato da una certa informazione e da un certo, sterile, dibattito, come quello che si sta consumando intorno agli emendamenti al decreto legge n. 136 del dicembre 2013, meglio noto come Decreto Ilva-Terra dei Fuochi. Una vicenda che dimostra quanto contino di più i fatti delle parole, l’impegno delle dichiarazioni di principio, il senso civico rispetto all’appartenenza di bandiera.

«A Città della Scienza, siamo arrivati grazie ad una persona che volontariamente ha deciso di sposare la causa. Da lì, ho avuto modo di parlare con il direttore della struttura: l’idea è piaciuta molto, tanto da scegliere di sostenerci anche economicamente, avendo potuto fruire gratuitamente della Sala Newton. Città della Scienza rappresenta un simbolo per “Pandora, per il suo rigore scientifico ma anche perché è un significativo simbolo di rinascita: sembra quasi una coincidenza “manzoniana”. Del resto, lo spirito che anima il nostro gruppo di studio è proprio quello della la rinascita: la volontà di salvare la Campania».

Da lontano, una grande lezione di responsabilità

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