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La gara dei numeri: uso errato delle SDO

Sta circolando in rete un lavoro scientifico che pretende di smentire i dati del registro tumori. La gente non si rende conto che mescolare le carte, come in questo caso, significa far perdere del TEMPO PREZIOSO NELLA INDIVIDUAZIONE DEI PROBLEMI DI ORIGINE SANITARIA! E non capiscono che qui si sta facendo una lotta di prestigio tra persone a cui credo interessi veramente poco le sorti della nostra Regione. Già in passato fu affrontata la questione delle schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) come fonte attendibile del numero di casi di cancro. Fu presentato uno studio allora proposto da Giordano, Tarro e Piscitelli. Furono dichiarati 40mila casi in Campania, che in realtà erano in riferimento all'Italia intera e non alla sola nostra regione. [Leggi il precedente post] A quei dati non mancò la replica dell’AIRTUM, l’Associazione Italiana Registro Tumori.


Franco Berrino, epidemiologo dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, fu severo nell’esprimere la sua reazione (e quella di molti epidemiologi che da decenni si occupano di tumore del seno) alla lettura del comunicato diffuso dalla newsletter DoctorNews del 1 luglio 2009 in cui si riportavano i risultati dello studio del Centro di ricerche oncologiche di Mercogliano (Crom), di cui Giordano è il direttore del comitato scientifico, affiliato alla Fondazione Pascale. Alla base della questione ci fu la obiezione di Berrino e degli epidemiologi dell’ARTUM secondo i quali la conta delle SDO, non è rappresentativa della realtà.

E questo per diverse ragioni: 1. nei primi anni Duemila in alcune regioni le SDO potevano ancora riportare informazioni incomplete e in qualche caso errate; 2. non è possibile stabilire una relazione uno a uno tra SDO e numero di donne ammalate: nel caso di tumori bilaterali infatti si hanno due SDO, ma la paziente è una sola; 3. nel 30% dei casi di tumore della mammella si verificano recidive dopo l’intervento: anche in questo caso, si hanno più SDO per una sola persona; 4. nel caso di tumori benigni (es. carcinomi in situ), spesso si interviene chirurgicamente, ma questi tumori non sono conteggiati dai Registri tumori e non rientrano nel calcolo dell’incidenza. Insomma, l’uso dello sole schede di dimissione ospedaliera non è l’approccio corretto per ottenere valutazioni affidabili. Come sottolinea Eugenio Paci: “Abbiamo più volte segnalato l’importante errore in cui si incorre con l’utilizzo di singoli flussi informativi come le SDO. Una recente valutazione in alcune aree coperte dai Registri italiani, presentata al Convegno AIRTUM di Siracusa dello scorso maggio, ha confermato i rilevanti errori di stima che derivano dall’uso dei soli dati di ricovero ospedaliero”. E’ per evitare questi errori che i Registri tumori incrociano diversi flussi informativi (oltre le SDO): anagrafi degli assistiti, anatomie patologiche, Registri di mortalità (RENCAM), prestazioni specialistiche ambulatoriali, erogazione farmaceutica, sono inclusi anche i dati di anatomia patologica che, riportando tutte le caratteristiche morfologiche del caso di malattia, rappresentano un’informazione basilare per la valutazione della rilevanza oncologica di qualsiasi segnalazione e seguono procedure di codifica molto rigorose condivise a livello internazionale dell’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro. (vedi figura)


Procedure che assicurano che venga registrata solo la prima occorrenza del caso, e anche i casi che non sono stati sottoposti a intervento chirurgico. In definitiva, le SDO, che sono nate per fini meramente amministrativi, restano un flusso informativo fondamentale per lo studio dell’incidenza oncologica solo se correttamente linkate e gestite in parallelo con altri flussi informativi. Solo questa osservazione “integrata” può dare informazioni corrette dal punto di vista epidemiologico ed utili per le analisi e programmazione. Quindi bisogna verificare la correttezza ed affidabilità dei codici indicati nelle SDO, attraverso controlli incrociati; e ricondurre i molteplici ricoveri di un paziente al solo primo ricovero in assoluto per la patologia in analisi. Altri approcci approssimativi come metodo per monitorare i trend dei tumori in zone a forte rischio ambientale, sono quelli basati sull’analisi dei dati derivanti dall’utilizzo dei codici di esenzione ticket. E’ bene precisare che i codici di esenzione non possono essere utilizzati come indicatori di incidenza tumorale, e quindi di rischio oncologico, perché la loro struttura e gestione (modalità di rilascio e di rinnovo) li rende indicatori di prevalenza oncologica, e quindi di carico assistenziale per il sistema sanitario. [1][2] [1] Dal Libro Falsa Equivalenza di Paola Dama "Inquinamento in Campania e cancro: la correlazione esistente secondo A. Giordano e G. Tarro Uso e limiti delle SDO (Schede di Dimissione Ospedaliera)" [2] Fonte www.iarc.fr


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